Primo classificato
Giuseppe Vetromile – Silloge senza titolo
Una poesia composta essenzialmente da notturni, nella doppia accezione di epilogo e di principio, apocalisse ed alba. Un viaggio attraverso notti reali e metaforiche intrecciate, e spesso perfettamente sovrapponibili, alla ricerca dei frammenti – siano essi atomi o immondizia – da cui poter partire per ricostruire la poesia, ma non solo, il reale. Dalla rapacità di Gomorra all’ultima Tule, dall’incomunicabilità della Sibilla alla potenza verbale di Giona, l’oscillazione è data da un desiderio di consistenza che trascende la forma della pagina; dalla volontà, parafrasando Eliot, di puntellare le rovine attraverso un’operazione di montaggio. Tuttavia sarebbe errato trascurare la problematicità che ogni spinta al cambiamento comporta: lo sviluppo metrico prossimo all’incedere all’esametro si dilata e si contrae nel tentativo di aderire in una misura personale che punti dritto alla quantità, al peso specifico del verso oltre che della parola, in un inesausto avvicinamento al senso per cerchi concentrici.
Luca Rizzatello
Vecchio Giona risoluto
Ti sei dato una città recondita, evanescente,
lux atque luxuria, apice del nostro avanzo di vita,
aliena specie di cancro bituminoso, cosparsa
di zuccheri, facce di tempoperso aggrovigliate
a catene d’orologi, sorrisi allargati a dismisura
sui volti a comando televisivo, rapide notti
e inconsistenza d’ombre: sogni di fate turchine
rubate ai boschi incatramati del quartiere.
Ti sei dato un pianeta maledetto, castigato
dalle ovatte delle paci inconcludenti,
dalle guerre metaforiche ai rapaci di Gomorra,
ai perbene di tutte le razze, ai maligni viventi
ad usucapione. E tu registri la tua storia maldestra,
in bilico tra il sole e l’antro di Sibilla, dove tu
cerchi compassioni di future gesta. Ti diranno
che sei solo in questo mondo, ammassato sopra
il potere delle immondizie, e i resti avari
dell’acqua e del sale, del grano e del cielo,
rimarranno briciole d’ostia benedette,
per comunioni inopinate tra angeli innocenti
e diavoli intoccabili. Sarai allora tu, dunque,
rendendo figlio dell’eden, vecchio Giona risoluto,
e dover rinnovare il paradiso?
Secondo classificato
Giovanni Bottaro – Silloge senza titolo
La costruzione per tessere sintagmatiche che a prima vista potrebbe dare l’impressione di un fluire franto cela in realtà una disposizione ordinata propria del mosaico, che impone la lucida presa di distanza dall’opera al lettore intenzionato a coglierne il senso. Le scelte grafiche che generano diagonali e parole disposte in cascata palesano la differenza che intercorre tra il vedere e l’ascoltare una poesia. I testi di Bottaro infatti trasudano, in modo oppositivo rispetto alla dinamica stilistica che sembra suggerire al lettore la possibilità di una performazione personalizzata, consapevoli riferimenti alla tradizione. Dal punto di vista formale: non è raro imbattersi in cellule di versi autosufficienti che ad una più attenta analisi appaiono come cola di uno stesso verso, e che magari alludono alle misure dell’endecasillabo o del doppio settenario. Dal punto di vista dei contenuti: ci sono glie chi di un decadentismo – seppur scomposto, centrifugato – privato della patina rassicurante della maniera, ma che tuttavia affiora di tanto in tanto nei simboli marcati dal corsivo, in una ideale chiusura del cerchio, che dal particolare rinvia al complessivo.
Luca Rizzatello
Una minuscola pagina di foglie
Una minuscola pagina di foglie
se brezza soffia su
una minuscola pagina di foglia
cerco
dolci trascorse primavere:
attimi teneri
oltre
il breve travaglio del respiro
giovani germogli ravvivano la Fantasia
con l’Utopia
dimentica
di secoli di Storia
vola di carta un uccello:
svanire
mèta l’Azzurro imprendibile
il Vero
con fatica sul volto
con mano indurita
davanti al Mistero
ecco là Pietà del Cielo
cade da nube sbiancata
una goccia:
perla sfuggita
-dissolta in una zolla-
a una
minuscola pagina di foglia
Terzo classificato
Lida De Polzer – Silloge senza titolo
Si tratta di una poesia che fa della natura il primo referente, e so non il primo interlocutore. Gli elementi naturali tuttavia non sono vincolati dal dover costruire semplicemente degli eleganti quadretti, in quanto essi fungono da simboli nella rappresentazione di un dire che sotto il velo rassicurante delle apparenze e dei fenomeni celano l’enigmaticità, l’albero del male, che sorregge l’esistenza.
Luca Rizzatello
Capodanno
Piove forte sopra ai nostri pensieri
in quest’ora di passo
tra i fuochi che accendono il cielo
e i secchi fragori che vanno
inseguendosi in volo
nell’acre sentore di polvere
che inquieta le nostre memorie
lontane
improvviso ci scuote
vibrante nell’aria nei muri
nell’anima il canto solenne
che scende dal cuore di bronzo
della campana gigante
si torna a sentire il silenzio
che vive fra mille rumori
e il tempo che lascia la notte
con ali di spazio leggere.
Premio Speciale
Elisa Dall’Aglio – Silloge senza titolo
I testi presentati manifestano una eterogeneità stilistica riconducibile a tre linee guida : una intima liricità affiancata ad vitalismo panico affancato a sua volta ad un metodo compositivo di matrice neoavanguardista. Ed è quest’ultimo che sembra prevalere nell’economia della raccolta, esprimendo l’esito di una ricerca che se in prima battuta è fonica, in un secondo momento fa trapelare una trama di riferimenti pluriculturali oltre che plurilinguistici.
Luca Rizzatello
Sogno freudiano:
Je suis la tigre onirica ammazzata
di rabbia et la crosta di sangue
rappreso, di croccante caramello,
de sùcre.
La muta metaforica di un’ofidica
ferita, le chef dans la cuisine:
impasto chiavistelli d’uva passa,
il SIMBOLO onirico, a chiavi di
glassa, black horse, l’ES.
I am a dream, the white horse,
L’ETICA platonica.
Je suis le dream, il trapianto notturno
di coscienza ad inconscio aperto.